Lo stretching pre e post allenamento serve davvero? E’ pratica comunemente consolidata fare stretching ma è anche spesso oggetto di divergenze intepretative. Credo sia necessario informare che ci sono diversi studi che non consigliano questa pratica. Come sapete, mi sono Diplomata Istruttore di Fitness presso la FIF ( Federazione Italiana Fitness) poiché mi piace molto il loro approccio scientifico all’attività fisica.  Per avere un’idea più chiara del perché non è sempre consigliata la pratica dello stretching, vi riporto qui sotto le conclusioni di un articolo molto interessante scritto da Viviana Fabozzi nel magazine Performance (edito dalla FIF).

“Riguardo alla pratica dello Stretching, alla luce delle conoscenze scientifiche è possibile sottolineare i seguenti punti:

  1. Lo stretching non è il miglior mezzo sul quale basare la fase di riscaldamento pre-gara e/o pre-allenamento; in tal senso deve essere integrato in un piano di riscaldamento basato essenzialmente su esercitazioni di tipo dinamico, che si rivelano senz’altro più adatte ad ottenere un idoneo innalzamento della temperatura muscolare sino al raggiungimento dei suoi livelli ideali.
  2. La quantità e l’intensità dello stretching proposto durante la fase di riscaldamento pre-gara, deve essere accuratamente gestita e dosata, al fine di non incorrere in una possibile riduzione della qualità della prestazione. Nell’ambito di discipline sportive come alcune specialità dell’atletica leggera, la pallavolo od il basket, alcuni esercizi di stretching, andrebbero utilizzati con moderazione, e la durata dell’allungamento dovrebbe essere limitata ad un massimo di 5’’ al fine di ottenere un allungamento muscolare massimale e non incorrere in un fenomeno di contrazione riflessa del muscolo sottoposto all’elongazione.
  3. Non è razionale pensare che sia sufficiente una pratica, anche se assidua e costante, dello stretching per poter prevenire in forma sistematica gli infortuni muscolari. Altresì, data l’origine multifattoriale di questi ultimi, non è giustificato poter pensare ad una completa inutilità dello stretching in questo campo. La scelta più obiettiva e corretta sembrerebbe essere il considerare lo stretching come uno dei molteplici mezzi di prevenzione da adottare nell’ambito di una strategia preventiva di tipo integrato e sinergico.
  4. L’utilizzo dello stretching nella prevenzione del fenomeno del DOMS (ovvero il dolore muscolare tardivo) apparirebbe ingiustificato e sostanzialmente inutile”

Pubblicato in Performance n. 1 – 2020

FONTE: PERFORMANCE MAGAZINE DELLA FEDERAZIONE ITALIANA FITNESS

Per ulteriori informazioni e la lettura degli studi scientifici consultare il seguente link:

https://www.fif.it/component/k2/item/384-metodologia-dello-stretching-una-visione-critica-costruttiva.html